Amore e informazioni, ovvero il cuore mangiato dalla testa
Caryl Churchill, decana dell’avanguardia teatrale britannica, con un suo lavoro del 2012, “Love and information”, ha ispirato niente meno la nascita di un corrispettivo progetto teatrale italiano, sostenuto dal Teatro dell’Elfo e dal nome italianizzato in Collettivo Amore e informazioni.
Amore e informazioni, diretto da Marina Bianchi e in scena all’Elfo fino al 29 gennaio, vede in scena due apprezzate veterane del teatro milanese, Corinna Agustoni-Elena Callegari, supportate dalla vena surreale di Mauro Barbiero e dalle performance-coreografie della seducente Chiara Ameglio di Fattoria Vittadini.
Un’opera colta, stratificata e politica, che con la chiave stilistica del pop grottesco vuole raccontare lo scollamento tra la materia calda e pulsante della vita (il corpo, l’amore) e la sua venatura fredda e analitica (le informazioni, il linguaggio), vena artificiale che l’uomo ha saputo costruire nei millenni dell’Antropocene. E che ora gli si è ritorta contro.
Senza una struttura drammaturgia diacronica, la pièce, allestita in uno spazio bianco illuminato da flash e sfondi di diversi colori, vive di 57 caleidoscopici sketch (alcuni rapidissimi) che servono a raccontare lo smarrimento-svilimento della società contemporanea, sballottata dalla sua fame bulimica di informazioni in un limbo in cui nomi, parole e cose hanno fatto tilt degradando l’umanità stessa in creature semi-animalesche.
Il quartetto di interpreti cambia identità e situazioni ininterrottamente, grazie a maschere di animali e demoni. Ne deriva uno straniamento che, a dire, il vero è causa e origine della drammaturgia, che non procede per analogia o per narrare, ma solo per dimostrare la tesi dell’autrice, che il mondo “blu” apicale si sta mangiando il suo cuore rosso.
Molte categorie degli sketch sono di conseguenza legati a disturbi della psiche, che non riesce più nel compito di sintetizzare l’equilibrio tra parte fredda e calda della persona. Momenti bizzarri, canzoni e trovate illuminano a tratti una messa in scena che mancando in toto di unità d’azione (nel senso che non ce n’è: è dinamica ma circolare), non riesce a sfuggire al dogma della ripetizione, predeterminata da un testo criptico e spiazzante per quanto colto ed elegante.