Se il sangue è solo sangue…

A proposito di #BonesAndAll, film di Luca Guadagnino. 

Non starò a menare troppo il torrone ma mi è sembrato un film astuto, sicuramente ben fatto per alcuni versi, ma definitivamente per adolescenti affamati di piatti confezionati dai loro stessi padri.

Non c’è nessuna vera problematizzazione del cannibalismo, che, benché il regista la derubrichi a pretesto (Il cannibalismo è un pretesto per rendere la storia più potente e per allontanarli ancora di più dalla società che li emargina – Luca Guadagnino), si staglia come il vero protagonista del film. 

I due protagonisti a conti fatti non lo sono davvero: vengono impantanati nel selvaggio granguignolismo in cui li immerge loro malgrado il regista, che sarebbe giustificabile solo nella piena dimensione dell’horror.

Invece Guadagnino artatamente brucia il genere per assurgere a una dimensione più alta, il romanzo di formazione, che però non viene esplorata seriamente, rimanendo un codice estetico, atrofizzato in dialoghi e caratterizzazioni sommarie.

E così è il sangue a dominare sovrano in un prodotto splatter-colto, che non dice – o prova a dire – nulla allo spettatore senziente del “vero” rapporto tra individuo e società. Tra mostruosità e normalità. Tra libertà e conformismo.

Guadagnino è astuto nel portare avanti degli pseudo-ribelli che scimmiottano Sid Vicious (Lee-Timoteo) o la Sigourney Weaver di Alien (Marren), ma la sua pur seducente maniera non ha il tocco di un Terrence Mallick (La Rabbia Giovane, ad esempio) né la rabbia polimorfa e iridescente di Harmony Korine, tanto per far due nomi.

E poco o niente spiega del mondo in cui vivono (ma quale realismo??) e del mistero delle identità personali, perché è tutto solo un gigantesco pretesto per creare delle vittime con cui identificarci. In breve un pretesto per non pensare a nulla, ma solo per restare immersi nell’ordine dell’estetico sentimentale.

E lasciamo il Kino International di Berlino (sempre bello venire qui) perplessi, con un’opera anche vedibile e senza pecche ma che tradisce, come un vino novello che dopo il primo sorso non va oltre le labbra. Ma “noi credevamo” di essere non solo bocca (anche budrie, cerebro, cuore, organi periferici…) o siamo solo questi?