IL MIO METODO
THE NARRATIVE DESIGNER
Tutti sono capaci di complicare. Pochi di semplificare. Bruno Munari
La posta in gioco
E quindi amo scrivere storie. Ma questo, come sappiamo, può significare tutto e niente. Personalmente mi reputo un “cacciatore” testardo del quid che si cela nel linguaggio. Le persone, ma anche le aziende, hanno molte più cose da dire di quanto emerga o riescano a comunicare: ecco perché gli serve uno storyteller che capisca la “posta in gioco” e inforchi ago e filo per cucire un “tessuto narrativo” su misura.
La creatività non ha limiti
Da “narrative designer”, diviso tra servizi giornalistici e la realizzazione di progetti di comunicazione on e offline, punto sempre sull’essenziale-funzionale. Vale per molte sfere di attività e settori, che coltivo con lo stesso impegno e profitto: brochure, campagne stampa, ghost writing e volumi speciali per privati; case history e profili aziendali, content/project managing per il web. La vera creatività? Non ha limiti o preferenze.
Social Era? Siate autentici
La chiave? Puntare alle esperienze autentiche, quelle che sempre più difficilmente emergono nelle narrazioni contemporanee, poco coraggiose e stereotipate. È l’unico modo realmente efficace che conosca: se vogliamo che i nuovi clienti “evoluti” si focalizzino su di noi nell’era dell’Internet-delle-cose, dei prosumer e della comunicazione omnichannel H/24, dobbiamo impegnarci di più e dire chi siamo davvero con un messaggio coerente e credibile. Alla fine, questo gioco di “pesi e sfumature” nella comunicazione è molto più efficace dei trilioni di post identici sui social network, reclamanti invano attenzione al Villaggio Globale.
Ispirate irrequietezze
È vero, sono un “nomade professionale”. Ma è proprio grazie a questa irrequietezza che mi ritrovo Writer e Project Editor per Condé Nast con rubriche di design, auto e viaggi, occupandomi di esperienze lifestyle innovative e stimolanti. Altri miei progetti riguardano gli spettacoli, la cultura e l’innovazione. Non solo editoria però, ma tanto lavoro con le aziende e in campi diversi: dal design/architettura, agli orologi di pregio è la galassia interconnessa delle mie attività a raccontarmi meglio di un’etichetta. Coltivo un arricchimento professionale ragionato ma libero. È il bello della nuova globalizzazione: confini e orizzonti cangianti.